venerdì 29 marzo 2013

Comfort food





Sempre apprezzata la capacità, della lingua inglese, di racchiudere una trattazione di psicologia in un paio di parole. C'è un altro termine che al contempo riesca a richiamare la sensazione della coperta della nonna, di una stanza calda quando fuori si gela, dei sapori dell'infanzia e di una coccola in quel momento talmente giusto da essere perfetto?
E non esiste un termine che riesca a racchiudere così tanti significati a seconda di chi lo pronuncia e della nazione di provenienza. Per un italiano può essere la crostata della nonna, per un francese la ratatouille, e nel regno unito magari è un toast al formaggio.
Di solito è una pietanza di produzione casalinga, non necessariamente difficile anzi, di solito è composto da pochi ingredienti particolarmente golosi (generalmente cremosi o ricchi di panna e zucchero). Niente a che vedere con il nefando junk food, buono per soddisfare la spasmodica necessita di masticare e per questo oggetto di una vastissima produzione industriale.

Bene dopo tutto questo panegirico, parliamo di Mac'n'cheese (maccheroni e formaggio), il classico timballo di maccheroni amato dai bambini statunitensi. Ho sempre voluto provarlo ma mi sarebbe piaciuto applicare qualche modifica perchè, diciamocelo chiaro, pasta, panna e abbondante formaggio sono un mix piuttosto sbilanciato. E qui viene in soccorso il buon Gordon Ramsay che, nel suo ultimo libro presenta un'originale versione di sformato di maccheroni con una besciamella ai formaggi e l'aggiunta di cavolfiore. Epurato da tutte le spezie che tanto piacciono al gusto britannico ( e a dire il vero anche a me, ma a casa mia sono bandite se voglio portare i piatti in tavola) e con l'aggiunta dei miei formaggi preferiti, è diventato una pietanza golosissima e completa.

Quindi ecco la ricetta nella mia personale versione

MAC'N'CHEESE ALLA GORDON


giovedì 14 febbraio 2013

Fragile come una farfalla, dolce come l'amore...

Capita a tutti di ricordare, del tutto fuori contesto, frasi lette o ascoltate qua e là. Questa, in particolare, credo appartenga a qualche canzone ma ciò che trovo davvero singolare è che mi sia balzata alla mente mentre sfogliavo un libro, di ricette per dolci al cioccolato, firmato dalla prolifica Donna Hay.

L'ho considerata la premonizione per la perfetta ricetta di S. Valentino: ho preso la traccia della sfoglia alla spuma di cioccolato bianco di Donna, ho fatto le mie aggiunte ed eccola qua. Ricettina veloce e di sicuro effetto per la festa degli innamorati.



























SFOGLIA ALLA SPUMA DI CIOCCOLATO BIANCO E LAMPONI

martedì 1 gennaio 2013

Magica Praga!


Visto che la cucina e il cibo sono gli argomenti cardine di questo blog, mi sembra giusto inaugurare una serie di post in cui parlare di una parte essenziale delle vacanze: l'esperienza enogastronomica.

E poichè è periodo di feste, l'occasione è perfetta per parlare di una meta molto gettonata per le vacanze di fine anno: la romantica Praga.

I piatti tipici sono quelli che si possono trovare un po' in tutta l'area del fu impero austro ungarico: stufati di carne (primo su tutti il goulash, anche se di origine ungherese), salsicce, zuppe e ovviamente il famoso prosciutto di Praga (che qui arrostiscono su fuoco di legna e servono a fette alte mezzo centimetro). Una cosa che gli austriaci hanno lasciato di buono, oltre a una miriade di chiese stupendamente barocche, sono i Caffé: non hanno niente da invidiare a quelli viennesi e la quantità e qualità dei dolci offerti è tale da sbriciolare ogni buon proponimento.

lunedì 12 novembre 2012

Wagashi autunnale


Un auto-imposto regime dietetico mi ha un po' tenuta lontana dai fornelli (o meglio dalle ricette che solitamente mi piace sperimentare). Proprio mentre studiavo la maniera di trovare un piatto nuovo fattibile con gli ingredienti concessimi,  mi sono venuti in menti i wagashi (i dolci giapponesi, in genere consumati bevendo il tradizionale tè macha). L'anno scorso, in un negozio della Minamoto Kitchoan , oltre ai soliti dolcetti graziosi ma zuccherosi in maniera quasi eccessiva (e necessaria essendo accompagnati, di norma, da un tè amarissimo), ho scoperto delle gelatine delicatissime, con un etereo gusto fruttato e un sentore amabilmente zuccherino  indefinito come un ricordo.

Pensando al delicato equilibrio di sapore dei dolci giapponesi e al fatto che sono preparati con forme e sapori che richiamano la stagione, ho creato una gelatina al cachi (il mio frutto autunnale preferito).
Mi sono ispirata ad una ricetta di derivazione nipponica trovata in questo  sito http://1tess.wordpress.com/, ma ne ho variato esecuzione e qualche ingrediente per esaltare al massimo il sapore naturale e il profumo del frutto. La ricetta è ideata per un qualsiasi tè nero ma io ho usato, e consiglio, il Ceylon Orange Pekoe: ha un sapore intenso ma non troppo amaro, con un fresco aroma che quindi si sposa bene con la dolcezza del frutto.



GELATINA DI CACHI  PROFUMATA AL  TE' NERO

sabato 27 ottobre 2012

Certi giorni...



Ti piglia una tale uggia, un tale malumore che una piccola consolazione, senti di meritartela. Niente di troppo complesso o stancante: una sana, autunnale e tradizionale crostata di mele. 
In fondo gli ingredienti sono molto comuni e di solito onnipresenti in casa: uova, zucchero, farina, burro ....burro?! E così, il piano di lavoro già sgombro e gli utensili preparati, ti accorgi che in frigo è rimasto solo un insulso rimasuglio di burro che, si e no, è buono per fare 3 biscotti.

Una persona ragionevole rimanderebbe tutto, una dinamica uscirebbe in direzione del primo supermercato...una persona incredibilmente pigra e ostinata si mette a modificare la ricetta. Ne è uscita una frolla allo yogurt decorata con mele leggermente caramellate (la foto non rende giustizia al colore e al  gusto). La frolla, avendo meno grassi, è ovviamente meno friabile ma ugualmente leggera e molto più digeribile.
Sulla base della frolla ho spalmato della marmellata di cotogne fatta in casa: ha una punta di acidità finale che, secondo me, si sposa perfettamente con le mele cotte. Ovviamente, anche se più povera di grassi, è sempre un dolce goloso e ricco di zuccheri. Quindi buon appetito ma evitate il bis ;)







CROSTATA DI MELE CON FROLLA LEGGERA

lunedì 24 settembre 2012

Giovedì gnocchi

Va bene che, quando finisce agosto, sembra di lasciarsi un intero anno alle spalle (come ci insegnano i Righeira) e settembre sembra particolarmente grigio perchè significa la ripresa di pieni ritmi lavorativi ma,quando si arriva ad un crollo di 10 gradi e la prova costume e alle spalle, ti prende la voglia di qualcosa di buono..... E poichè da me Ambrogio non passa e, contrariamente alle previsioni statistiche, in vacanza non ingrasso, mi son concessa un bello strappo con una mega porzione di emilianissimo gnocco fritto (accompagnato ovviamente da ottimo prosciutto di Parma, con la sua brava aureola di grasso...che sennò che senso ha comprare il Parma? ;)).

Una frittura fatta a regola (in olio bollente e mescolato ad un grasso ad alto punto di fumo, come strutto od olio d'oliva) non è un grosso peso per stomaco e fegato (a condizione, ovviamente, di non eccedere con quantità e frequenza): è un piatto semplice ma dalla squisita genuinità. Molto spesso nei ristoranti si spaccia per gnocco fritto (o crescentina o torta fritta) un qualsiasi ritaglio di pasta di pane fritto, ma la preparazione originale ha una fragranza e una leggerezza che la normale pasta cresciuta non ha...in pratica si gonfia tantissimo.

I più salutisti potrebbero arricciare il naso per la presenza dello strutto: grasso di origine animale e per di più con un deciso contenuto di grassi saturi...ma onestamente ha un contenuto di grassi insaturi superiore al burro e nella ricetta ne è usato un quantitativo davvero minimo (sicuramente molto minore di quello usato in tanti alimenti da forno industriali in cui se ne ignora la presenza, dal pane in cassetta agli snack salati).
Polemiche a parte, provare per credere: fetta di prosciutto su gnocco bollente e al primo morso si farà fatica a smettere. ;)




GNOCCO FRITTO

giovedì 13 settembre 2012

La signora in rosso


Ed eccomi, di ritorno dalle vacanze, a presentare un dolce onnipresente nelle pasticcerie USA (chi segue Buddy Valastro l'avrà sentito nominare decine di volte) e decisamente adatto solo ai più golosi (chi è a dieta non vada avanti nella lettura XD).

Piccola premessa, a me non piacciono le torte dal sapore troppo ricco e con farciture pesanti. Inoltre non amo le bagne alcoliche, quindi la scelta di una torta farcita da realizzare, di solito, predilige i dolci con farcitura alla frutta (che rilascia quel po' di umidità tale da mantenere il dolce morbido) o a dolci al cioccolato.

La Red Velvet Cake unisce la soffice e spugnosa consistenza dei dolci americani e la voluttuosa combinazione dei profumi di cacao e vaniglia. Il tutto in un impasto di un sanguigno color rosso: originato nella ricetta tradizionale dalla reazione chimica di polvere di cacao, bicarbonato e aceto ma, poichè la riuscita non è sempre assicurata (io ho provato e ottenuto, in passato, un color marroncino rosato) ormai, per andare sul sicuro si aggiunge  un po' di colorante. Farcita a strati con una crema al formaggio, si ottiene un favoloso effetto visivo che ricorda la bandiera americana e forse, oltre alla bontà, questa è la ragione della frequente presenza sulla tavola delle feste più importanti .

Alcuni suggerimenti per l'esecuzione.

- Ingredienti. Il più difficile da reperire è il latticello (spesso menzionato nelle ricette americane). E' una sorta di latte fermentato, reperibile per lo più in negozi di alimenti bio. Si può sostituire mescolando latte intero e yogurt bianco in parti uguali, lasciando a riposare almeno una ventina di minuti. Il colorante è un altro ingrediente indispensabile: consiglio quello in gel (possibilmente marca Wilton ) poichè ne serve molto poco e la resa di colore è perfetta senza modificare consistenza e sapore. Infine l'estratto di vaniglia: quello vero è un ingrediente ottimo, e piuttosto caro, perchè, a differenza dei vari aromi chimici in vendita, è ottenuto dalla macerazione di bacche di vaniglia in alcol e zucchero. Ne basta un cucchiaino per aromatizzare una grossa torta ma, ovviamente, in mancanza di meglio si può usare la stessa quantità di aroma artificiale (anche se il sapore ne risente decisamente).

- Preparazione e farcitura. Questo tipo di impasto risulta molto spugnoso e umidiccio anche dopo la cottura, inoltre il rischio di un errore nei tempi o nella temperatura può portare facilmente a far "collassare" il dolce già cresciuto. Un trucco, comunemente usato dalle massaie americane, consiste nel dividere l'impasto in due tortiere medie anziché una grande. Sarà maggiore la garanzia di cottura uniforme dei due dischi che poi verranno sovrapposti e uniti da una farcia di crema (oppure ulteriormente divisi se si vogliono più strati).
Una cautela prima di dividere i dischi è di tenerli almeno 1 ora in frigo: saranno più facili da tagliare. ;)

- Decorazione. Il modo classico è quello di ricoprirlo di glassa al formaggio e spargere molliche della torta (ricavate tagliando i dischi) sui bordi. In questo caso particolare io ho appoggiato delle rose, fatte con la pasta fondente, direttamente sulla crema ma è una scelta sconsigliata se si vuole preparare il dolce con molto anticipo: lo zucchero è nemico dell'umidità e dopo qualche ora a contatto con la crema le decorazioni comincerebbero a sciogliersi.


E dopo questa lunga introduzione, ecco la ricetta.

RED VELVET CAKE