venerdì 20 aprile 2012

Piccoli piaceri...


Se non avete mai provato un piccolo brivido di piacere al suono secco (TACK!) che la crosta della Crème Brulée produce quando è infranta dal cucchiaino...beh vi manca uno dei piccoli piaceri della vita.
Penso che il film Il favoloso mondo di Amèlie abbia sdoganato questo dessert, almeno per quanto mi riguarda: lo si gustava giusto in qualche ristorante sciccosetto con manie esterofile e onestamente non mi aveva mai tentato. Invece una volta provato è stato amore al primo cucchiaio: pannoso con quel tocco di aromatico dato dal caramello bruciato.

Preparazione all'apparenza facile ma insidiosa nei tempi: basta far cuocere un po' troppo la crema o peggio lo zucchero e... orrore! Invece di una fragrante crema alla vaniglia imprigionata da una lastra di caramello, ti ritrovi con un budino con lo zucchero gommoso. Gli chef ormai utilizzano il cannello a gas per caramellare lo zucchero ma,oltre a essere, a mio avviso un gadget inutile per l'uso domestico (per quel paio di volte l'anno che la preparo) è anche una scorciatoia: se la ricetta è nata per il forno che si usi il forno ;p

Per la corretta preparazione indispensabili le cocottine in ceramica da forno. In teoria anche una tazza potrebbe prestarsi per la particolare capacità di trasmissione termica della ceramica ma, non credo che qualcuno voglia fare esperimenti col servizio buono. personalmente preferisco usare cocottine più larghe piuttosto che quelle piccole: si riempiono di meno ma la crema cuoce meglio (perchè la particolarità di questa ricetta è che la crema si finisce di cuocere nel forno).


Crème Brulée


sabato 14 aprile 2012

La regina della festa


Tempo di Pasqua, di pranzi, di raduni e scampagnate, di pigre chiacchierate ...attorno al piatto.

E alla fine del pasto, come una spietata regina, arriva lei: la Pastiera!

Ricca, sontuosa, signorile (anche se la materia prima è popolare), potrebbe essere un pasto completo e dopo le gozzoviglie festive sembra un attentato alla salute (e alla linea già pesantemente intaccata). Eppure, appena il coltello affonda la crosta zuccherina, il profumo di cannella e fiori ti prende alla gola e non si può non assaggiarla.
Ovviamente ciò succede a condizione che la Pastiera venga preparata a regola d'arte. Ormai la ricetta è abbastanza facile da reperire (e adesso anche al nord non si deve più intraprendere la caccia al tesoro per trovare gli ingredienti) e basta leggerla per sfatare il mito che sia un piatto elaborato. Semmai ricco di ingredienti e ciò può far desistere dall'idea di prepararla ma, in definitiva, si tratta di una torta di ricotta e grano. Questa è veramente una ricetta antica, le origini si perdono addirittura nel mito (si tirano in ballo perfino la sirena Partenope e l'Olimpo: piuttosto bizzarro se si pensa che questo è il dolce che, nelle famiglie, è collegato soprattutto alla Pasqua), e perciò non c'è  famiglia napoletana che non abbia da dire la sua a riguardo al modo perfetto per prepararla.

Personalmente ritengo che la differenza tra una preparazione discreta e una memorabile sia il tempo: con le indicazioni di un libro ce la si cava in poco più di un paio d'ore, con le mie se ne va mezza giornata. Che poi alla fine tanta cura e precisione è esattamente la discriminante che passa tra il piatto commestibile e il piatto memorabile ;)...ops è partita la filippica, vabè siete avvertiti, la mia è la ricetta super meticolosa.




PASTIERA NAPOLETANA